Dopo Merkel, il diluvio?

  • 05 novembre 2018
Dopo Merkel, il diluvio?

Angela Merkel ha scosso ancora una volta il panorama politico europeo. All’indomani delle elezioni in Assia, in cui la Cdu ha ottenuto un altro risultato insoddisfacente dopo la Baviera, Merkel ha annunciato che abbandonerà la presidenza del suo partito a partire dal Congresso di Amburgo del 7-8 dicembre. La rinuncia alla carica più alta del partito, che Merkel ha ricoperto dal 2000, è solo un prodromo alla promessa di non ricandidarsi alla Cancelleria alla scadenza del suo mandato nel 2021. Dopo 13 anni ininterrotti alla guida della Germania, l’era Merkel ha ora una data di scadenza precisa.


Metodo Merkel.
Lungi dall’essere una decisione d’impulso, l’annuncio rispecchia profondamente le modalità decisionali della Cancelliera. L’obiettivo è cercare di fare ciò che non è riuscito a nessuno dei suoi predecessori: pianificare la propria uscita, ritirandosi con dignità. Parola d’ordine, stabilità. L’abbandono del ruolo di presidente del partito permette a Merkel di ergersi al di sopra delle lotte di fazione e concentrarsi sull’azione di governo. Inoltre, il passo indietro toglie l’aria ai suoi critici e potrebbe permettere alla Cdu con una leadership rinnovata di resistere con più efficacia all’insorgenza dell’estrema destra di AfD, che proprio all’insofferenza verso Merkel deve parte del suo successo.


Un nuovo volto per la Cdu. La decisione ha dato il via alla corsa per la sua successione all’interno del partito e alla guida del paese. Tre candidati in particolare sembrano favoriti. Annegret Kramp-Karrenbauer, l’attuale Segretario generale del partito, è l’erede designata di Merkel, in continuità con la sua linea moderata. Gli altri due candidati offrono scelte più di rottura: Friedrich Merz, ex rivale di Merkel per la guida del partito, è ritornato alla vita politica dopo una carriera nel settore privato. La sua candidatura è apprezzata dalla base conservatrice e imprenditoriale e ha già ricevuto il pesante endorsement di Wolfgang Schäuble. Infine, il parterre è completato dal giovane e ambizioso ministro alla Salute, Jens Spahn, che si è ripetutamente scagliato contro le politiche moderate della Cancelliera. Con queste premesse, il prossimo Congresso di Amburgo sarà il più conflittuale dal 2000: un evento da cui dipenderanno le posizioni future del principale partito tedesco negli anni a venire. Con il rischio che una scelta troppo di rottura metta a repentaglio il piano di uscita ordinata di Merkel.


Cercasi nuovo leader europeo.
Qualunque sia la scelta dei delegati della Cdu, il momento è già storico. Non solo per la Germania, ma anche, e soprattutto, per l’Europa. Nei suoi tredici anni di governo, Merkel è stata un perno al centro del sistema europeo, arrivandone a rappresentare le forze e le debolezze: se la sua azione è stata da un lato vista come foriera di stabilità, dall’altro è stata criticata come troppo pragmatica e timida. Merkel è stata esponente di una leadership centrista e consensuale che sembra ormai superata dalla storia, in un’Europa e una Germania inquiete che si avvicinano alle elezioni europee. In questa situazione, il prossimo leader della Cdu sarà chiamato anche a ripensare il ruolo che la Germania vorrà e potrà giocare in Europa. Una cosa però è chiara a tutti: anche senza Angela Merkel, il futuro dell’Europa passerà ancora una volta da Berlino. Leggi di più

Su di me

Giovanni Collot

Giovanni Collot is a journalist specialized in US politics and European Affairs. Since March 2013 he is living in Bruxelles where he has been the editor of The New European magazine. He is co-founder of iMerica.