La bocca de’ fanciulli

  • 31 maggio 2019
La bocca de’ fanciulli

La crisi climatica non è risolta, ma è sostanzialmente morta dal punto di vista della vera azione politica. Gli attivisti sono passati alle cannucce di plastica e il tema non è più in cima alla lista delle angosce popolari. Fenomeni un pochino da baraccone, come il boom di Greta, la svedesina con le trecce da Heidi, ne sono la conferma, non la controprova.

Alla conferenza Onu “COP24” di Katowice, a dicembre, si è deciso solo di non decidere, di rimandare ogni cosa a momenti più propizi. I fasti dei primi vertici sul clima, come quello di Kyoto, per definire la riposta mondiale alla “crisi”, sono solo un pallido ricordo. L’evento, seguito da giornalisti voraci che non trovavano notizie, ha visto però l’apoteosi della piccola Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg, un’attivista allora 15enne che oltre alle treccine aveva una faccia truce e dimostrava perfino meno della sua età. Girava con un improbabile—ma fotogenico— impermeabile giallo, anche se non pioveva, e un berettino di lana, anche se lei parlava del caldo.

In mancanza di meglio, i cronisti ne scrivevano, ne onoravano l’evidente sincerità. E poi, non era uno scienziato. Gli scienziati, che prima dominavano il discorso del pericolo climatico, si sono bruciati prevedendo disastri che tardavano ad arrivare o erano del tipo sbagliato, con la natura che insisteva a mandare inverni di una rigidità da record. L’ultimo inverno americano ha portato negli Usa — il paese dov’è “nato” il riscaldamento globale — temperature letteralmente più basse di quelle della superficie marziana. Le immagini dei ferrovieri di Chicago che bruciavano funi di canapa imbevuti di cherosenelungo i binari per riscaldarli perché potessero circolare i treni hanno impressionato il mondo.

Gli scienziati, imbarazzati e infastiditi, hanno replicato che quando parlavano di “riscaldamento” climatico, intendevano invece dire “cambiamento”. Il tempo cambia, no? Già, ha risposto l’opinione pubblica, cos’è che ci stavate dicendo dei vaccini? Degli OGM che difendete? Degli ormoni nella carne?

Purtroppo, il camice bianco convince sempre meno, anche solo per vendere il dentifricio. La tragedia è che quando hanno chiaramente ragione — come sul fatto dei vaccini — non ci si crede più, almeno non abbastanza per agire sul serio. A parole, la preoccupazione pubblica per il clima esiste ancora, ma il senso d’urgenza è svanito. In un recente sondaggio americano — AP/Università di Chicago — inteso a vedere se la gente fosse disposta a metterci i soldi sul tema, e non solo la bocca, il 57% si è dichiarato disponibile a versare “almeno” un dollaro al mese — € 0,90.

Intanto, la Russia fa investimenti immensi per aprire il passaggio marittimo “a Nord”, tra ghiacci polari che si ritirano e la terraferma. La Cina si scopre un paese del “vicino artico” e costruisce navi rompighiaccio armate di missili. Gli americani e i canadesi annunciano lo sviluppo di motoslitte “stealth” per trasportare truppe sulla calotta... Pare che l’Artico valga ora più da morto che da vivo.

Il perbenismo istituzionale mondiale invece, nel tentativo di correggere il tiro climatico, ricorre a Greta e a una tecnica di comunicazione talmente vetusta da avere origini bibliche. Nel Libro dei Salmi (8:2) dell’Antico Testamento si legge: “Dalla bocca de' fanciulli e de' lattanti tu hai tratto una forza, per cagione de'tuoi nemici, per ridurre al silenzio l'avversario e il vendicatore.” Basterà?

Su di me

James Hansen

James Hansen is a former diplomat and journalist. After serving in the American Foreign Service in various capacities, he was posted to the U.S. Consulate General in Naples as Vice-Consul. Remaining in Italy as a correspondent for, among others, the International Herald Tribune and the Daily Telegraph, he later became spokesman for some of the country's best known business figures, including Carlo De Benedetti and Silvio Berlusconi. More recently he acted as Chief of Press of Telecom Italia. Today he is President of a Milan-based consulting firm, Hansen Worldwide, which advises leading Italian industrial groups on their international relations. He has edited the geopolitical review EAST and today directs the widely-read Nota Diplomatica, which appears weekly.