La strategia di Macron

  • 01 aprile 2019
La strategia di Macron

La Republique En Marche (il partito di Emmanuel Macron) ha presentato la lista dei candidati alle elezioni europee: trenta nomi, selezionati tra migliaia di candidature ricevute, per una ventina di seggi finali secondo le stime dei recenti sondaggi. I criteri essenziali che hanno guidato la scelta:

Perfetta parità uomini/donne (15/15) con capolista il Ministro per gli Affari europei Nathalie Loiseau.

La ricerca di un equilibrio politico. 7 piuttosto a sinistra, 6 piuttosto al centro, 6 piuttosto a destra, 2 verdi (tra cui il numero 2) e 3 En Marche (tra cui la capolista).

Europeizzazione della politica. I lettori di questa Lettera sanno già da un mese che Sandro Gozi, italiano, ex Sottosegretario di stato agli affari europei dei governi Renzi e Gentiloni sarebbe entrato nelle liste di En Marche. Si tratta di una forte risposta simbolica al fallimento delle liste transnazionali. Tuttavia, si nota la sua posizione a rischio (22° posto). L’europeizzazione della politica è allo stesso tempo evidente e relativa, come la posizione dell’italiano.

Nota bene: En Marche rivendica giustamente di non aver fatto ricorso ai “delusi dalla politica nazionale” e di aver presentato volti nuovi. Tuttavia, come al livello nazionale, il partito potrebbe pagare l’assenza di esperienza in alcuni elementi di base, soprattutto nel linguaggio. A più riprese, la Lettera ha sentito alcune personalità di En Marche utilizzare l’espressione “piccoli paesi” per definire la Spagna, i Paesi Bassi o l’Italia.

La  strategia di Macron
 
Questa settimana la Lettera ha raccolto una serie di elementi esclusivi per comprendere la strategia di En Marche per le europee, forniti da una quindicina di persone che conoscono bene la questione.
 
Nel caso in cui ci fosse un dubbio su chi è il mastro orologiaio, la pubblicazione delle liste che indica l’inizio ufficiale della campagna europea di En Marche segue di una ventina di giorni la lettera del Presidente Macron agli Europei. Leggi di più

“La nostra alleanza non sarà programmatica, ma valoriale” (Christophe Castaner). In altri termini: non aspettatevi che definiremo le alleanze prima delle elezioni. I rapporti di forza che usciranno dal voto definiranno la strategia e la riorganizzazione di un nuovo gruppo al Parlamento.

Soprattutto: i valori sono stati definiti e si definiscono all’Eliseo, le alleanze si faranno a partire da Parigi.

Un eccellente conoscitore del contesto politico europeo ha detto alla Lettera: “Nessuno può sperare di contendere il primato di Macron sull’europeismo, che sia in Francia o in Europa”. Pensiero confermato da En Marche: “Non c’è veramente una strategia, la sola strategia è Macron”.

Si nota tuttavia un riorientamento strategico negli ultimi mesi.  

Fino all’autunno 2018 Macron avrebbe voluto riprodurre lo shock delle elezioni francesi a livello europeo, facendo esplodere il centro del Ppe e di S&D per farlo convergere all’interno di un gruppo a trazione macroniana.

Cosa non ha funzionato?
La maggior parte delle risposte delle fonti consultate da questa Lettera sono d’accordo nel vedere una responsabilità nelle questioni di politica interna francese - in ordine d’importanza: l’affaire Benalla, la rottura con una parte dei sostenitori di Strauss-Kahn che avevano seguito la campagna di Macron, la crisi dei gilet gialli.

Chi lavora alla strategia?
Un piccolo gruppo di persone: Christophe Castaner prima del suo passaggio al Ministero dell’interno, poi Garance Pineau ha preso la guida (stiamo preparando un suo ritratto per il nuovo Le Grand Continent) e, ovviamente, Stéphane Séjourné. Con il sostegno dei consiglieri dell’Eliseo, sovraccarichi di lavoro. Il centro della campagna è di fatto Parigi.

Cosa implica?
La campagna si fa a Parigi. È un problema di metodo? Piuttosto un rischio calcolato. L’obiettivo implicito della campagna sembra essere vincere senza creare un polo europeo potenzialmente autonomo da En Marche, mantenendo a Parigi, almeno per il momento, un controllo ferreo sull’avventura europea.

Nota bene Le proiezioni al primo aprile mostrano che la narrazione che struttura la linea politica macroniana sull’opposizione progressisti vs "nazionalisti senza progetti" è molto pertinente se ci si limita ai paesi dell'Europa occidentale (Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi). Un gruppo ricostituito attorno a un'alleanza ALDE + Verdi + alcuni transfughi del Ppe e dell'S&D avrebbe la maggioranza. Tuttavia, questa configurazione sembra molto meno probabile a livello continentale.

Quali scenari? La prossima maggioranza al Parlamento passa per S&D, Ppe e Alde — ora Macron deve trovare il modo per ritrovarsi al centro di questa nuova maggioranza. Paradossalmente, il 27 maggio segnerà il vero inizio della campagna europea di Macron.
Alde è certamente il partner naturale. Tuttavia, Macron non vuole dare l’impressione di essere inglobato dal gruppo, che probabilmente cambierà di nome. L’argomentazione sviluppata dai negoziatori macroniani è particolarmente sottile: il “liberale” dell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa non sarebbe ben vista in Francia, paese tradizionalmente ostile al termine.

S&D. In questo stadio, sembra difficile immaginare che i socialisti si uniscano a un nuovo gruppo nato dal rebranding di Alde, cosa che invece non è per dare scontata con i Verdi.
 
Il Ppe, il gruppo che ha al suo interno l’equivalente ungherese di Marine Le Pen e l’equivalente tedesco di Enrico Letta, rappresenta il “maanchismo” del Parlamento europeo. La strategia di Macron non mira più all’esplosione del gruppo, ma punta a intensificare la contraddizione che l’abita incitando una parte dei moderati a spingere per una risoluzione della questione Orban, e nel migliore dei casi per una fuoriscita. L’ultimo tentativo, tuttavia, non ha avuto l’effetto sperato. Leggi di più

Foto: Emmanuel Macron con Manfred Weber, Spitzenkandidat del PPE  (alla faccia di Guy Verhofstadt) | Christian Creutz © European Union 2018 - Fonte : EP

Su di me

Giovanni Collot

Giovanni Collot is a journalist specialized in US politics and European Affairs. Since March 2013 he is living in Bruxelles where he has been the editor of The New European magazine. He is co-founder of iMerica.