Nel Ppe, l’amore che strappa i capelli è finito ormai (forse)

  • 25 marzo 2019
Nel Ppe, l’amore che strappa i capelli è finito ormai (forse)

Lo scorso mercoledì, il Partito popolare europeo (Ppe), il più grande gruppo al Parlamento europeo (217 deputati su 751) ha deciso a maggioranza schiacciante (190 voti a favore, 3 contrari) la sospensione del Fidesz di Viktor Orban, il partito che governa l’Ungheria dal 2010. Fidesz non potrà più presentare dei candidati a posizioni nel Ppe, votare e partecipare alle riunioni del gruppo. Leggi di più.
 
Nota bene: Tuttavia, poiché siamo alla fine di una legislatura, il peso specifico della sospensione è relativo: si noti come Orban non abbia esitato a votare in favore della sua stessa sospensione. Come ci ha confidato una persona a conoscenza dei fatti : “Questa sospensione, per il momento, sospende soprattutto la procedura di espulsione di Orban."
 
Per capire perchè questo passaggio parlamentare è importante, bisogna comprendere quello che pensa Orban del Ppe e del ruolo che può giocare nell’Unione europea. 

Viktor Orban ha articolato i principi della propria dottrina nel 2018 in due discorsi ispirati dal suo portavoce Zoltan Kovacs. Potete trovare i due discorsi sul sito di Le Grand Continent (in francese) e sulla Lettera del Lunedì.

In sostanza, cosa dice la “dottrina Orban”?

“Per noi, l’interesse nazionale è la priorità”. Orban non ha mai esitato a trarre vantaggio dall’accesso al mercato unico, nonostante i problemi causati al resto dell’Unione. Come con la Cina (l’Ungheria ne era considerata il cavallo di Troia da Michele Geraci, l’autore dell’avvicinamento tra Roma e Pechino) o più recentemente con la Russia, tramite la delocalizzazione della sede della banca russa International investment Bank (Iib) da Mosca a Budapest. Leggi di più
 
L’Ungheria è un paese piccolo. “Non dimentichiamo la realtà: dieci milioni di cittadini, un Pil di 114 miliardi di euro, meno di 20.000 soldati.”
 
Oggi, la piccola Ungheria di Orban può influenzare direttamente l’orientamento generale dell’Unione a condizione di rimanere nel più grande partito europeo, il Ppe, al quale dà 12 parlamentari e di cui promette di trasformare la linea politica: “Ci impegniamo nel compito più difficile di rinnovare il Partito popolare europeo, aiutandolo a ritrovare le sue radici democratico-cristiane”.
 
Come? Tramite l’articolazione di valori decisamente reazionari.
“Ogni paese europeo ha il diritto di proteggere la cultura cristiana e di rifiutare l’ideologia del multiculturalismo”.
 
Il progetto di Unione di Orban si basa su un’organizzazione transnazionale che vede il più grande mercato del mondo strutturato in sottoinsiemi regionali: “l'ambizione ungherese è di permettere all’Ungheria di esistere in una regione dell’Europa centrale forte, composta da paesi che cooperano strettamente e che si aiutano mutualmente”.

Nota bene: Contrariamente a quello che si sente spesso, l’asse neonazionalista europeo può resistere a divergenze geopolitiche anche profonde: per esempio, Orban e Salvini non si accorderanno mai sulla questione della distribuzione dei migranti, ma sono già d’accordo su una loro drastica riduzione.

Su di me

Giovanni Collot

Giovanni Collot is a journalist specialized in US politics and European Affairs. Since March 2013 he is living in Bruxelles where he has been the editor of The New European magazine. He is co-founder of iMerica.