"Xi, lo voglio"

  • 25 marzo 2019
"Xi, lo voglio"

Il 21 marzo, il presidente cinese Xi Jinping è arrivato a Roma per firmare il memorandum sulla partecipazione dell’Italia alla Belt and Road Initiative (Bri).

Il contenuto dell’accordo. Nel testo del memorandum, che riconosce esplicitamente l’”importanza” dell’Iniziativa (l’Italia è il primo paese del G7 a farlo) si dichiara l’interesse condiviso della Cina e dell’Italia a migliorare le infrastrutture di connettività, con un riferimento specifico a “strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia – rinnovabili e gas naturale – e telecomunicazioni”.  Leggi il testo del memorandum
 
Se l’Iniziativa è certamente il nocciolo duro
dei 29 accordi firmati, c’è molto altro: una dozzina di accordi commerciali sono stati conclusi da Eni e Cassa Depositi e Prestiti (con la Banca di Cina), Ansaldo Energia e Danieli. Sul piano istituzionale, i negoziati si sono concentrati principalmente sulla cultura, la tecnologia e l’agricoltura. Dalla restituzione dei beni archeologici (e la promozione congiunta dei siti dell’Unesco) alla cooperazione tra le agenzie spaziali, dalle esportazioni italiane di arance agli accordi della Rai con le principali agenzie di stampa di Pechino. Leggi di più
 
Al di là del valore economico, il senso dell’accordo è geopolitico: l’Italia diviene, come teorizzato da Michele Geraci, l’autore principale dell’accordo, il vero cavallo di Troia di Pechino nell’Unione europea. Leggi di più
 
Nota bene: La Lega è sempre più critica dell’accordo, mostrando la sua convergenza con le posizioni degli Stati Uniti. Si tratta dell’ennesimo segno di una mutazione del partito, che ora tende a diventare il partito dell’establishment italiano: un’evoluzione da seguire con attenzione, alla vigilia delle elezioni europee. Leggi di più
 
La reazione dell’Unione è una rivoluzione copernicana. Dice François Godement : “Questa Commissione fin dall’inizio, sebbene sia stata accusata di trascurare gli interessi europei mentre gli stati membri adottano troppo spesso delle posture opportuniste e di breve termine, fissa un’agenda realista per fare fronte all’assalto della concorrenza cinese”. Leggi il seguito (in francese)
 
Il testo della nuova strategia della Commissione nei confronti della Cina definisce in effetti Pechino come un “rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance” e un “concorrente strategico”. Leggi il documento della Commissione
 
Per una riforma del Wto. L’idea che struttura la riflessione geo-economica dell’Unione si basa su di un punto: la Cina non è più un’economia in via di sviluppo. Bisogna dunque porre la questione della reciprocità (accesso al mercato cinese e investimenti) e della concorrenza (le sovvenzioni di cui beneficiano le imprese cinesi).
 
Verso un’unità europea?
Al Consiglio dell’UE del 21 e 22 marzo, gli stati membri hanno dato prova di una certa unità criticando l’unilateralismo italiano: “Non bisogna essere ingenui”, ha detto il primo ministro olandese Mark Rutte.

Un approccio europeo? Questo martedì, con un gesto inusuale che rafforza l’impressione di un’unità di intenti inedita, il presidente Macron ha invitato Juncker e Angela Merhel a Parigi per incontrare Xi, in vista della preparazione del summit del 9 aprile. L’Unione si è data tempo fino al 2020 per concludere, secondo Juncker, “un accordo sugli investimenti” (sottinteso, assicurando la reciprocità e il rispetto delle regole della concorrenza).  
 
Subito dopo, il 12 aprile, si terrà in Croazia l’incontro tra la Cina e i paesi dell’Europa centrale e dell’Est nel formato 16+1.


Nota bene: La strategia europea identifica anche la necessità di azioni comuni con Pechino in Africa e Iran.

Su di me

Giovanni Collot

Giovanni Collot is a journalist specialized in US politics and European Affairs. Since March 2013 he is living in Bruxelles where he has been the editor of The New European magazine. He is co-founder of iMerica.